Hikikomori: vite reali in un mondo virtuale
Una delle parole più ricorrenti in questo particolare periodo è senza dubbi “Lockdown”.
Ricorderete tutti l’inizio del 2020 tra mille programmi e propositi da realizzare, quando da un momento all’altro la quarantena ha mandato in fumo ogni nostro piano.
C’è però chi vive un lockdown perenne e volontario: gli hikikomori. Questa strana parola di origine giapponese vuole definire tutte quelle persone di varia fascia di età, tra cui molti ragazzi come noi, che decidono di abbandonare ogni contatto con la realtà per rinchiudersi nella propria casa o addirittura cameretta, mantenendo internet e i suoi svariati social network come unica finestra sul mondo.
Vi starete chiedendo che cosa li spinga a fare una scelta del genere. Vorrei cominciare citando una frase che ho letto in un articolo sull’argomento: “L’isolamento non è un problema, ma il sintomo di un problema.” Diventare un hikikomori infatti è solo l’ultimo stadio di un malessere che può avere numerose cause: paura del fallimento, difficoltà a confrontarsi con i propri limiti, trascorsi di bullismo, bassa autostima, sensazione di essere in difetto rispetto agli altri, ecc…possiamo riassumere dicendo che si tratta di ragazzi che trovano molto difficile poter stare al passo con gli standard che la società, i propri genitori o altri attori sociali impongono, e che trovano più facile costruire la loro vita in un mondo virtuale che sembra decisamente più controllabile.
Potete immaginare quanto sia stato particolare, dal loro punto di vista, assistere a un mondo che viene fermato e costretto alla loro condizione. Si è riscontrato che la quarantena abbia avuto un particolare effetto su queste persone e, in generale, un aumento del fenomeno. Nonostante ciò, sono felice di dire che non sono mancati gli aspetti positivi: chi si trovava profondamente all’interno del problema ha potuto, forse per la prima volta, sentirsi in qualche modo simile agli altri, e d’altra parte, ciò che abbiamo vissuto può aiutarci davvero a capire meglio chi è parte di questo fenomeno; la didattica a distanza può finalmente rappresentare un’opportunità per molti studenti che spesso si trovavano costretti ad abbandonare gli studi per la loro assenza dall’ambiente scolastico.
Forse l’esperienza della quarantena potrà aiutarci a essere più sensibili verso i nostri amici, compagni e familiari che spesso vivono male il rapporto con gli altri e preferiscono starsene da parte. Ho avuto l’occasione di leggere la storia di una ragazza che è uscita dal suo isolamento perché è riuscita a conoscersi meglio, capendo quanto fosse preziosa e ha trovato qualcuno disposto ad ascoltarla e a capirla, senza giudicarla.
È vero che molte volte il mondo impone standard e stereotipi da rispettare che possono far paura o farci sentire poco adatti, ma tu studente REV puoi e devi essere l’esempio di come ognuno di noi è stato creato per la grandezza, indipendentemente dalle proprie capacità e caratteristiche. La perfezione non esiste, sbaglierai, ma quando succederà parlane e non dimenticare che vali e che, chiunque tu sia, sei all’altezza di una vita straordinaria!
Nasti