Notte prima di Domani
Oggi che gli esami sono iniziati per davvero, più che di “notte prima degli esami”, mi piacerebbe parlarvi di un’altra notte, quella che incontrerete ogni giorno a partire da stasera: la notte prima di Domani.
È a questo punto, infatti, che le cose si fanno veramente serie.
Il Domani non rimanda a settembre, non si può recuperare! E se ti boccia … meglio non parlarne!
Se gli vai incontro senza essere preparato, il Domani rischia di diventare passato senza prima essere stato presente. E il tuo presente.. è la tua vita.
Il vero esame perciò è il Domani e un esame così si supera solo preparandosi al meglio, quando si può, quando si ha il tempo, spendendosi appieno, senza riserve e senza esitazioni.
Come? Avendo il coraggio di vivere oggi, con i piedi fissi per terra e gli occhi rivolti verso ciò che è al di là, verso ciò che è oltre; verso l’irraggiungibile orizzonte che è sempre davanti a te, che si spalanca incontenibile nei tuoi occhi.
Quell’orizzonte che è la soglia tra la vita e la morte, tra il successo e il fallimento, tra ciò è che possibile e ciò di cui sei capace, tra il cielo e il mare, tra la fede e la resa. Tra ciò che sei e ciò che puoi, vuoi e devi essere.
Quell’orizzonte che ti chiede di restare sempre – comunque e fino in fondo – te stesso.
Perché a pensarci bene, il tempo non fa nient’altro che questo: premia chi gli ha resistito, chi non si è lasciato cambiare e trascinare via dalla sua corrente inarrestabile. Il tempo premia chi resta se stesso e in fondo è proprio questo che ci ha insegnato quel Giuseppe Ungaretti che vi è capitato oggi tra le tracce della prima prova.
Per quanto sepolti da scorie e detriti, restiamo comunque ciò che siamo sempre stati: un porto, una dorsale di costa con la vocazione ad accogliere, ad essere terra che si apre e contiene in un abbraccio il mare. E se ce ne siamo dimenticati, se abbiamo scordato chi siamo, se è passato troppo tempo dall’ultima volta in cui ci siamo ritrovati davanti a un mare qualunque e abbiamo avuto la forza e il coraggio di comprendere quello spettacolo terribile e meraviglioso, nessuna paura: c’è una traccia che può riportarci a casa, c’è una strada che possiamo fare a ritroso, c’è un sentiero che può farci tornare indietro.
La poesia!
E non intendo per forza quella in versi … parlo della tua poesia, quella che sprigioni stando al mondo in quel modo che è solo tuo.
Parlo di TE quando tiri fuori dal fondo del tuo porto la bellezza di tutte le navi che sono passate di lì, dei giorni, dei volti e dei nomi che hai salvato dal naufragio. Parlo di quella luce che hai dentro e che può illuminare più di un faro qualunque notte, quella luce che può davvero evitare di toccare il fondo a chi ti incrocia con un sguardo. Parlo di te e dei canti – come direbbe Ungaretti – che solo tu puoi recuperare e disperdere come semi che fioriranno – nemmeno a dirlo – domani.
E se la notte prima di Domani sarà dura, se cercherà di spegnerti, di seppellire la tua voce, tu rispondi con una poesia: magari prendi anche in prestito le parole di qualcun altro, per costringere la notte a finire e il domani ad arrivare.
E qualunque cosa accada – con le parole di un altro poeta – tu..
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuria, infuria contro il morire della luce.
(Dylan Thomas)
Gionathan
Redazione IAMREV