No al Revenge Porn!
È di qualche giorno fa la petizione che invita il nostro Paese a creare una legge che punisca il “revenge porn”.
Con questa espressione (qualche volta tradotta come vendetta porno) si indica la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite internet, senza il consenso dei protagonisti.
Questa pratica è una forma di abuso psicologico, violenza domestica o abuso sessuale. La pubblicazione avviene solitamente con lo scopo di umiliare la persona coinvolta, una forma di ritorsione, vendetta e purtroppo- negli ultimi anni- una specie di “gioco”.
L’urgenza e la necessità di fermare questo fenomeno nascono dalla diffusione immediata e dalle conseguenze devastanti, celate dietro la pubblicazione di un video o di una foto. È infatti in voga, negli ultimi giorni, l’hashtag #initimitaviolata. La petizione mira a creare una legge che punisca ciò come reato, con il presupposto della violazione della privacy. La richiesta però si fonda anche su motivi ben più profondi che coinvolgono l’emotività e la psiche delle vittime, in particolar modo di giovani adolescenti. Spesso, quello che nasce per divertimento e gioco, diventa motivo di sofferenza e umiliazione pubblica.
Non sono pochi, infatti, i casi di suicidio o di cyberbullismo dettati da questa tendenza degenerata di concepire la sessualità. Ci sono diversi casi di “vittime”. Spesso, il revenge porn colpisce le donne – in minor numero gli uomini – che hanno troncato una relazione; così questo, come detto precedentemente, diventa una forma di vendetta. Nella fascia adolescenziale il rischio si alza quando a mettersi in gioco sono le “strane voglie”, sperimentazioni tra coetanei. Una birra di troppo, il desiderio di strafare e di sperimentare il rischio, il peccaminoso, il proibito. Ci si fida degli altri, si è tutti insieme, ma anche nel gruppo c’è la persona più debole che viene colpita. I video o/e le foto porno sono virali. In Italia i numeri delle persone che visitano e fanno girare questo tipo di materiale sono incredibili. Ed ecco come, quello che era una follia tra amici diventa l’incubo della vita. Da giocatore/trice a vittima.
La petizione ha lo scopo di fermare tutto questo, di garantire la libertà di poter fare un video o mostrarsi, senza la grave possibilità di essere vittima del web. Quello che la petizione non dice, ma che è fondamentale sapere, è che si può vivere una vera libertà e soddisfazione senza dover arrivare ad esperienze che ti cambiano la vita, solamente e solitamente in negativo. L’intimità è tale perché vissuta in una relazione a due, senza foto, senza video, senza perversioni. Il benessere del corpo non sta solo nelle 20 ore di palestra quotidiane per avere il fisicaccio, ma nel preservare se stessi da atti di violenze fisiche e psicologiche. Sicuramente esiste l’urgenza di legiferare su questo argomento, ma singolarmente si può fare la differenza amando il pudore del proprio corpo e della propria intimità. Una raccomandazione: non ti svendere! #intimitaviolata